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Monica Paggi

Il linguaggio incantato delle Fiabe



Ogni bambino ama sentir raccontare una fiaba. Perché? É il miglior nutrimento per l’anima.

Steiner ha tenuto diverse conferenze sul tema delle fiabe e in esse ci rivela tutta la loro bellezza e la loro importanza. Le fiabe non sono state inventate da nessuno ma provengono da un lontano passato in cui l’umanità possedeva ancora una sorta di chiaroveggenza atavica. Gli uomini di allora vedevano in immagini ciò che accadeva nei mondi spirituali e le traducevano in miti e fiabe. I miti raccontano le vicissitudini degli esseri sovra-umani, quelli che Steiner chiama “gerarchie”, mentre le fiabe narrano degli esseri infra-umani, gli esseri elementari.

Questo è il motivo per cui in tutte le culture del mondo, questi racconti hanno così tante similitudini fra loro: gli uomini vedevano oggettivamente le stesse cose, non si tratta assolutamente di storie inventate.


La fiaba ci narra l’evoluzione della coscienza umana e lo può fare partendo da differenti punti di vista. Sappiamo dall’antroposofia che l’uomo è un essere tripartito in corpo, anima e spirito, ebbene: a seconda dei personaggi che compaiono nel racconto, possiamo capire a quale parte costitutiva dell’essere umano la fiaba si stia riferendo.


Quando entrano in scena personaggi maschili, abbiamo la simbologia dello Spirito. Ogni essere maschile nella fiaba rappresenta lo Spirito a diversi gradi della sua evoluzione.

Il Padre o il Re simboleggiano la saggezza dello Spirito creatore, il Figlio un nuovo grado di evoluzione dello Spirito che vuole essere conquistato. Lo spaccalegna ed il sarto, rappresentano lo Spirito corrotto, che anzichè andare verso una comprensione universale della vita, la vuole “spaccare” e “tagliare” con un pensare troppo analitico.

I fratelli più grandi sono anche un’immagine per lo Spirito non ancora evoluto, infatti è sempre nelle mani del più piccolo dei fratelli che sta la risoluzione degli eventi. Egli rappresenta l’Io dell’uomo cosciente.


Quando incontriamo figure femminili invece, sappiamo che ci si sta riferendo all’Anima. Steiner suddivide l’anima umana in tre parti: anima senziente, razionale e cosciente. Anche in questo caso possono comparire le sorelle: le più grandi rappresentano i primi due livelli di Anima e sono solitamente le figlie della Matrigna, che simboleggia l’esperienza dell’incarnazione sulla terra vissuta nel dolore e nell’ignoranza. La figlia più giovane è l’Anima cosciente, il livello che ancora dobbiamo pienamente sviluppare, per questo è più piccola ma lei sola riesce ad unire la forza del pensare alla volontà dell’azione e a risolvere in meglio la situazione.


Anche gli ambienti nelle fiabe hanno precisi significati. La casa ed il castello indicano il corpo fisico e a seconda del luogo in cui sorgono, specificano ulteriori componenti del corpo fisico. Quando l’abitazione è situata in un giardino si sta parlando del corpo eterico che come ormai sappiamo, Steiner paragona al mondo vegetale; quando invece l’ambientazione è in un bosco, si sta descrivendo il corpo astrale: il bosco è fitto, buio, al suo interno vivono animali simbolo di istinti e passioni, le stesse che abitano il nostro corpo astrale e che abbiamo il compito di domare con la luce della coscienza.


L’anelito in ogni fiaba è l’obiettivo dell’evoluzione umana: il ricongiungimento dello Spirito (il Principe) con l’Anima (la Principessa) che passa per le più svariate peripezie.

Nelle fiabe è sempre presente l’Incantesimo, esso simboleggia il nostro stesso incantesimo: essere spiriti temporaneamente rinchiusi entro un corpo fisico, per poter fare l’esperienza della conquista della libertà.


Tutto nella fiaba è simbolo e viene percepito da chi la ascolta, a qualunque età, nello stesso modo poiché si tratta di simboli universali.

Ciò che le fiabe portano come nutrimento alla nostra anima è estremamente profondo e ha tanto a che vedere con il piacere che proviamo nell’ascoltarle così come il piacere di gustare un buon cibo è connesso con i processi di crescita del nostro corpo.

Esistono molte cose nella nostra anima alle quali non riusciamo ad avere un accesso diretto ma non per questo esse non agiscono in noi quotidianamente.


Nutrire un bambino con il linguaggio delle fiabe è indispensabile per fornirgli uno strumento di orientamento morale nella vita. Nelle fiabe è chiaro che i buoni sono belli e i brutti cattivi e così nel bambino che le ascolta si crea questa importantissima differenziazione. Molte storie per bambini contemporanee invece, mischiano questi elementi creando una pericolosa confusione che potrebbe portare il bambino, crescendo, ad essere attratto dal male proprio perché lo ritiene bello se non addirittura più bello del bene.


In quanto educatori abbiamo la responsabilità di portare questi contenuti ai nostri bambini ma dice Steiner, lo dovremmo fare con questa consapevolezza di fondo: le fiabe non sono inventate ma provengono dalla percezione diretta del mondo spirituale. Solo così daremo a loro la possibilità di accedere ai suoi significati più profondi.


Le fiabe inoltre stimolano la fantasia del bambino e si riflettono poi nei loro giochi, nei disegni e anche nel linguaggio. Se raccontate tutti i giorni (come si fa negli asili Steiner) con il linguaggio originale, quel modo di esprimersi così artistico e tipico delle fiabe entra anche nel linguaggio del bambino che può così imparare ad apprezzare l’artisticità della lingua.


Riprendiamo in mano le fiabe, le Vere Fiabe. Quelle raccolte dai fratelli Grimm sono le più aderenti alle originali provenienti dalle antiche tradizioni. Leggiamole e meditiamole alla luce della Scienza dello Spirito, per raccontarle ai nostri bambini non come semplici storielle per intrattenerli, ma come un insostituibile nutrimento per l’anima che li accompagnerà e li aiuterà ad orientarsi nella vita.


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